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Teatro:
"Elettra, o la caduta delle maschere"
Settembre 1986
 »  No, la vendetta non è mai giusta
di Nico Garrone. "La Repubblica"
  È possibile realizzare attraverso il crimine, un matricidio e un tentato parricidio, un «atto di giustizia»? Si può credere, al di là dei teoremi astratti e delle posizioni etiche cristalline, ma così oggi, nel mondo contemporaneo, in questa tortuosa casbah di verità discutibili e spesso ingannevoli, in questa vischiosa marmellata, si può ancora aver fede, dicevamo, nel gesto radicale, assoluto della Vendetta?

Intorno a questo interrogativo gira Elettra, o la caduta delle maschere scritto da Marguerite Yourcenar nel '44, mai rappresentato prima in Italia, ed ora per due sole sere nel giardino di Palazzo Pallavicini dopo la «prima» al teatro romano di Nora, prodotto dalla Cooperativa Teatro di Sardegna con la traduzione (in tandem con Giancarlo Prati) e la regia dell'esordiente Luca Coppola.

Ma si tratta di un interrogativo retorico, voltato al negativo secondo la Yourcenar: non solo la vendetta non paga, offre il risarcimento di scarse soddisfazioni personali e d'ordine più generale, ma rischia di far salire il cumulo già alto delle ingiustizie.

Accostandosi a Elettra, scegliendo tra le classiche incarnazioni delle Furie, tra le Medee e le Antigoni, l'eroina di un progetto maniacale e terribile di vendetta radicato nel groviglio di passioni più ambigue, incestuose, l'autrice delle «Memorie di Adriano» o, come ricorda Coppola nelle sue note di regia, dei complessi intrecci a tre de «Il colpo di grazia», evidentemente voleva subito entrare in una situazione drammatica dove i confini tra il bene e il male, le vittime e i colpevoli, gli stessi rapporti familiari e sentimentali fossero meno definiti, meno chiari e decifrabili come di un mondo spostato dai suoi cardini.

E inventa anche, per complicare l'ambiguità della vicenda, la variante rispetto al mito di una paternità da romanzo d'appendice, la rivelazione finale da parte di Egisto accanto al corpo di Clitennestra strangolata da Elettra che Oreste è suo figlio e che il delitto è stato deciso per difendere quella maternità minacciata dalla scoperta da parte del Re che i «conti delle lune» non quadravano.

Una «caduta delle maschere» pirandelliana che scivola sulla china assai affine a Piero Di Iorio che interpreta il ruolo di Egisto di una fosca e un po' turpe pochade dove sbiadiscono, si riflettono come in uno specchio deformante le ansie di giustizia e le problematiche sartriane delle «mani sporche».

Ambientato in un unico luogo, la povera casa di campagna di Teodoro, sposato da Elettra per copertura. Un «covo» pieno di balle di fieno e lumini votivi, e in un'epoca che sta fra il '40 e 1'80, fra i sogni di rinnovamento e di rigetto anche violento del dopoguerra quando il testo fu scritto e le possibili analogie con recenti parabole politiche, pentitismi e ripensamenti generazionali da interno di famiglia alto borghese questa Elettra messa in scena da Coppola non consente distrazioni visive, amministra con una parsimonia che rasenta l'avarizia le invenzioni di regia e i movimenti dei personaggi.

Oltre a Di Iorio, mefistofelico Egisto in cerca di comprensione, a Victoria Zinny, Clitennestra da salotto, mondana che sa nella spiegazione finale con Elettra (a luci spente) mostrare sotto lo smalto delle unghie affilatissime, una «cattiveria» pari alla figlia, Remo Girone nella parte dell'amico di Oreste, Pilade, infiltrato nel complotto, doppiogiochista sincero, cinico e innamorato di entrambi, fratelli vittoriosamente con tutti i poli d'ambiguità voluti.

Dopo un avvio di virago da campo nazista francamente caricaturale l'Elettra di Benedetta Buccellato modulava con maggior equilibrio la sua rabbiosa veemenza guerriera le sue ragioni e le sue oblique luttuose passioni da amazzone ribelle.
Fragile, sfocato, succube più di quanto lo stesso Oreste richiedeva ci è sembrato Paolo Bernardi, mentre Leonardo Treviglio, una montagna di devozione cieca, l'impaccio e la timidezza del sottoposto faceva tenerezza (e anche rabbia) dando corpo all'idea della Yourcenar del popolo.

Giovedì 18 settembre 1986










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