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a parte più cospicua della collezione di quadri che dal 1704 riempie le Sale del Palazzo Pallavicini Rospigliosi fu costituita dal Cardinale Lazzaro Pallavicini (1602-1680). La Galleria Pallavicini comprende prevalentemente quadri di scuola romana ed emiliana ma anche opere straniere realizzate dal XVº al XVIIIº secolo.
Una parte della collezione adorna anche gli ambienti del Casino. Fra i quadri di maggior rilievo figurano opere di Guido Reni e di Luca Giordano.
Del Reni si può ammirare "Il Crocefisso".
Il Crocefisso si distingue per la splendida qualitè pittorica, la lievità della pennellata e la gamma cromatica. Il dipinto sembra un ammirevole autografo del periodo maturo del Reni, databile probabilmente verso il 1638-1640, e presenta numerose varianti rispetto agli altri Crocefissi eseguiti dal pittore.
Ne L'Andromeda liberata da Perseo la collaborazione fra Guido Reni ed Elisabetta Sirani (1638-1665), attestata dagli Inventari del Sei e Settecento, va recisamente esclusa per evidenti ragioni cronologiche e per l'alta qualità dell'opera, che non trova alcun riferimento nel livello consueto alla pittrice bolognese.
La datazione a circa il 1623, suggerita dal Kurz, non sembra accettabile, e forse va spostata verso il 1635 circa, o poco prima.
Di Luca Giordano si possono invece ammirare "La morte di Giuliano l'Apostata" e "La conversione di Saul".
Quest'ultima tela è firmata «Jordanus F.». Si tratta di due splendide, personalissime meditazioni su temi veneti e, soprattutto, su Pietro da Cortona; di questi, il grande affresco nella Sala del Trono in Palazzo Barberini è specialmente richiamato dalla prima delle due tele.
Ambedue le composizioni sono ripetute, con qualche variante, in due grandiose tele, indubbiamente autografe, appartenenti alla Casita del Principe nell'Escuriale presso Madrid, e che vanno forse riferite ad un momento più inoltrato nell'attività del Giordano.
Della "Conversione di Saul" è noto il modello depositato dal Museo del Louvre nel Musée du Périgod a Périgueux (firmato «Jordanus F.») e proveniente dalla Collezione Lacaze. La datazione più probabile cade verso il 1680, o poco prima.
Sono entrati nella Galleria Pallavicini nel 1693, quale pagamento della liquidazione fallimentare di un certo Simone Giogalli.
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