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L'Aurora di Guido Reni
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ulla volta del grande ambiente centrale si può ammirare l'affresco dell'Aurora, eseguito da Guido Reni fra il 1613 e il 1614, a decorazione del soffitto dell'omonimo Casino, che è diventato una delle opere più famose e copiate della storia dell'arte, non venendo mai meno a questa fama in circa cinquecento anni.
Guido Reni realizzò l'affresco inserendolo al centro del soffitto, entro una grande cornice in stucco, opera di Ambrogio Buonvicino, immaginandolo come un "quadro riportato" cioè senza tener conto del fatto che andasse visto dal basso, per cui non si avvalse di alcuna prospettiva tanto che, per la sua migliore godibilità, è bene servirsi di uno specchio. Reni immaginò il sorgere del Sole dal mare, preceduto da Aurora che si libra nell'aria spargendo fiori; il putto accanto a lei è Fosforo, la prima stella del mattino. Segue il carro di Febo tirato da quattro focosi cavalli dal manto di diverso colore a indicare i differenti gradi di luce che precedono l'apparire del Sole; nella quadriga, circondato dalle "Ore", siede Apollo.
Nel grande ambiente centrale del Casino, sotto la volta, una fascia di affreschi si snoda lungo le quattro pareti, scandita dai motivi architettonici che, sulla parete di fondo, ripetono quelli della loggia. Gli spazi delle vetrate sono qui occupati da tre finestre, quella centrale è sormontata da una lunetta, affrescata da Cherubino Alberti (1553-1615) con i "Putti" e gli emblemi araldici di casa Borghese.
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L'"Estate" di Paolo Bril
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Sempre sulla parete di fondo della sala centrale, alla due estremità della fascia, si trovano "La Primavera" e "L'Estate", due affreschi di Paolo Bril, appartenenti al ciclo delle "Quattro Stagioni".
Sulla parete opposta si possono osservare, a sinistra "L'Autunno" e a destra "L'Inverno".
I quattro affreschi riassumono felicemente le caratteristiche della pittura di Paolo Bril: la delicatezza dei colori, l'alternarsi dei piani attraverso luci e ombre, un'osservazione attenta e curiosa dei particolari della vita quotidiana.
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I "Trionfi"
di Antonio Tempesta (1555-1630)
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Negli stessi mesi in cui Guido Reni dipingeva "l'Aurora", il cardinale Borghese aveva commissionato ad Antonio Tempesta i due trionfi che ornano, come fregi, le due pareti laterali della sala centrale del Casino.
A destra è raffigurato il "Trionfo di un generale romano cui la Vittoria alata porge la corona". A sinistra è il "Trionfo di Amore" immaginato come un corteo dionisiaco popolato da divinità, satiri e animali esotici.
I due fregi sono stati immaginati da Tempesta come la traduzione in pittura di un antico altorilievo marmoreo, dove l'artista, abilissimo pittore di animali, può sfoderare tutta la sua bravura.
Sulla sinistra e sulla destra si aprono due ambienti più piccoli. Anche queste sale hanno le volte affrescate: a sinistra Giovanni Baglione (1573-1664) dipinse "Rinaldo e Armida";
a destra, nell'altra sala, Domenico Cresti detto il Passignano (1558-1630) affrescò "Il combattimento di Armida".
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